III Domenica del Tempo Ordinario
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1, 14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Camminare lungo il mare chissà perché ci fa guardare avanti. Forse quelle distanze o quelle sfumature inafferrabili. O forse perché il mare ci riporta ad un’altra misura: la sua calma e la sua furia vanno molto al di là dell’uomo. Il mare così simile al tutto, o al nulla.
Ed anche i pescatori, quando li vediamo attraccare in equilibrio sulla sponda della barca, ci sembrano uomini in piedi sul ciglio dei due universi. Quando sono per mare pensano sempre alla terra, e quando sono a terra tornano a guardare il mare. Esperti di pericoli che nessuno sa, con l’umiltà che insegna solo il mare. Capaci di distinguere la giusta direzione quando all’occhio appare tutto uniforme.
Chissà se il Signore andando lungo il mare di Galilea pensava così all’inizio del suo cammino, guardando avanti al tempo che lo aspettava. E chissà se osservando con tanta attenzione quegli uomini nei gesti precisi e istintivi del loro lavoro abituale pensava di avere bisogno di uomini così, in faticoso equilibrio tra i due universi, tra Dio e l’uomo. Compagni nelle solitudini di un cammino diverso da tutti gli altri. Disposti a perdersi e a farsi ritrovare.
La sobrietà estrema di questo racconto ci commuove facendoci pensare al silenzioso assenso di questi semplici uomini, dietro a Gesù. Rispondono non ad un progetto – non avrebbero compreso – ma ad una speranza. Ed è sempre così: l’attimo della chiamata – che può durare a volte anche tutta una vita – è quello che svela dietro ciò che facciamo ogni giorno il richiamo di una infinita speranza.